martedì 4 novembre 2008

Ho finito di leggere il libro, "La puttana del tedesco", uno dei più bei libri che ho letto negli ultimi anni.
A dispetto del titolo, che può rimandare a qualcosa di osceno o chissà che cosa, è invece una delicatissima storia, che anche cercando le parole non potrei mai essere chiara e quindi mi rifaccio alla descrizione che è nella sovracopertina del libro stesso.

Settembre 1943, Abruzzo centrale, conca di Sulmona. Ada è una giovane vedova provata dalla vita, con due figli piccoli. Da quando ha perso il marito si è adattata a fare ogni lavoro, rinunciando completamente a se stessa. È però fiera e orgogliosa, e sa nascondere le ristrettezze in cui vive. A volte se ne va da sola sui monti, come una pazza, a raccogliere gli òrapi - una verdura selvatica - e a piangere, là dove finalmente nessuno la vede. Dopo l'armistizio, le truppe tedesche calano sull'Appennino centrale, per attestarvi la linea Gustav. L'Abruzzo si avvia a pagare alla guerra il suo tributo di devastazioni, violenze, eccidi consumati a danno della popolazione inerme; questo mentre i bombardamenti angloamericani riducono interi centri abitati a cumuli di macerie. Nel dolente microcosmo di Ada compare un giorno Helm, un soldato austriaco di venticinque anni, con indosso l'uniforme della Wehrmacht, il quale pian piano entra nel suo mondo.

Spero con questa descrizione, di aver stuzziacato la curiosità di chi come me ha la passione per i libri.
Poi, è ambientato in Abruzzo, e racconta di un periodo storico che io dai racconti conosco molto beneo. Tante volte dai miei zii e nonni ho sentito raccontare delle atrocità che vengono descritti nel libro, delle SS della Wehrmacht, dei Canadesi,
Da mio nonno partigiano, ho saputo di tutto quello che avveniva sui monti sulla linea Gustav, della paura, delle speranze, della fame, del'incertezza per il futuro. Ho saputo del fratello di mia nonna che per essersi rifiutato di salutare un fascista è stato trascinato via e non è mai più tornato.
Oggi, quando sento dire da qualche ragazzino idiota che si professa fascista o nazista, mi viene spontaneo ribattere come diceva mio nonno: Ti ci farei vivere in quel periodo per 5 minuti, così non ti azzarderesti a dirlo neppure per scherzo.

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Le cose che ho - Giò Di Tonno

Ho passato l'età in cui davo più importanza al ritmo e alla musica, ora non mi interessano le canzoni o la musica se non mi danno emozione. Vi invito ad ascoltare questa canzone, ed ho aggiunto anche il testo per rendere più facile comprendere, come questa canzone, che potrebbe essere molto triste (perchè Giò di Tonno l'ha dedicata ad un amico scomparso qualche tempo fà) poi nelle parole recitate da Giancarlo Giannini nel finale, diventa una canzone di speranza.

"Ho un piano per resistere
e motivi per andare via
ho un albero di mandorle
proprio di fronte casa mia
ho cicatrici inutili
e poi cieli sempre blu
ho amici consapevoli
e qualcuno che non cerco più
ho voglia di comprendere
ma forse poi mi pentirò
ho scarpe da ginnastica
e libri che non leggerò
ho sogni labirintici
ma neanche una fotografia
ho un ciondolo d’argento
e un motivo per andare via
e poi
per ogni posto che vedrò
per ogni strada che farai
continuiamo a camminare un po’
per tutti i sogni che farò
per ogni cosa che vedrai
ché alla fine quello che io ho
non ha ragione d’essere
senza te
ho cose che non uso mai
e una stanza per le novità
ho foglie sopra il tavolo
e un debito con la realtà
ho corridoi di nuvole
e il mare un po’ più in là
ho nostalgia di credere
e un piano per restare qua
e poi per ogni posto che vedrò
per ogni strada che farai
continuiamo a camminare un po’
per tutti i sogni che farò
per ogni cosa che vedrai
ché alla fine quello che io ho
non ha ragione d’essere
senza te

c’è sempre un motivo per andare
e c’è sempre un motivo per restare
amico mio
e in mezzo il cuore batte
col rumore della cassa
e in mezzo si combatte
in mezzo il tempo passa
perché questo cuore è vivo
perché il cuore è una clessidra
e ci sei tu e ci sono io
e c’è la vita in un granello
e poi l’amore, certo l’amore,
sempre quello
che distrugge e risolleva
che esalta e che fa male
ma rimedia alla tristezza
di ogni attimo che fugge
da sempre,
sempre uguale
come la brezza in mare aperto
come la gioia in questo mondo
c’è un motivo per andare
e c’è un motivo per restare
come posso darti torto
ma per questo io ti dico
(e non lo dico solo io)
ti dico ama, ama fino in fondo
che non sei ancora morto
amico mio"

Il coro del miserere di Chieti, dedicato ai fratelli aquilani!

2 Aprile Tommy sempre nel nostro cuore